Nel quartiere Gallaratese regna un silenzio inusuale per una città come Milano. Un’assenza di rumori acuita dal cielo plumbeo, preannuncio di un temporale estivo, e dalla presenza di ampi spazi verdi. Ad attraversarli non molte persone. Tre ragazzini con lo skateboard. Qualche abitante in cerca di un po’ di refrigerio sulle panchine sotto gli alberi. Sarà perché è fine luglio… Tra questa calma placida si muove un gruppo eterogeneo di persone. Sono i partecipanti di “Attraverso i nostri occhi – Tour fotografico per il Gallaratese”, un progetto dell’associazione SpazioTempo Aps insieme al Centro di Aggregazione Giovanile “Ottoemezzo”.
«L’idea del tour fotografico ci è venuta per vari motivi», spiega Sofia, una delle fondatrici di SpazioTempo. «Il primo è che spesso il quartiere viene vissuto in maniera frenetica e distratta e capita che non ci si accorga delle sue qualità, delle sue potenzialità, dei suoi angoli inediti. Il secondo è che la cooperativa che ha preso in gestione il Centro di Aggregazione Giovanile Ottoemezzo è di Como. Abbiamo pensato che il modo migliore per aiutarli ad atterrare sul territorio fosse farglielo conoscere attraverso gli occhi di chi lo abita. Un altro motivo, implicito e sottinteso, è creare momenti di incontro, scambio, socialità e aggregazione (soprattutto dopo il momento di chiusura e restrizione delle relazioni che abbiamo dovuto passare). E poi crediamo anche che questa possa essere un’occasione per fare da ponte tra i cittadini e l’amministrazione».
Da qui l’idea di creare, a fine progetto, un collage di tutte le foto realizzate durante gli incontri. Uno scatto corale da restituire al Municipio 8, come patrimonio di conoscenza a partire dal quale concepire i prossimi interventi in quartiere. Le foto oltre a venir stampate verranno “trasformate” dalle persone che hanno partecipato; potranno disegnarci sopra, aggiungere pensieri, idee, commenti, ricordi… l’idea è di cominciare, seppur nel piccolo, con questo gesto simbolico di modifica sulla carta, ad essere attivi cittadini che si esprimono sul proprio territorio. Durante l’ultimo incontro, in programma martedì prossimo, i partecipanti si recheranno nella sede del Municipio, che ha messo a disposizione una sala per l’attività di elaborazione, trasformazione delle foto e di restituzione.
L’associazione SpazioTempo è nata ufficialmente a febbraio, poco prima del lockdown. A fondarla, un gruppo di ragazzi del quartiere, con già diversi anni di esperienza in ambito associativo. L’età media dei componenti è significativamente bassa rispetto a quella degli abitanti del Gallaratese. Qui la percentuale di over 65 è infatti del 35%, a fronte di un dato medio cittadino del 23,5%, mentre la quota di over 75 è pari al 22% rispetto al 13% di Milano.
Incuneata nella prospettiva di via Benedetto Croce, all’incrocio con via Karl Popper, si intuisce la mole di Bonola, il primo il Centro Commerciale della città di Milano. «Il nostro Duomo», commenta Titti, una signora di origine eritrea che ormai vive in quartiere da più di 20 anni. Un polo d’attrazione di buona parte della popolazione, una delle principali cause dell’assenza in quartiere di negozi di prossimità e, di riflesso, di micro socialità. «Però lì c’è tutto, dai servizi ai negozi. È comodo!». Non ha dubbi Titti, che vive a pochi passi da Bonola, nel famoso complesso residenziale del “Monte Amiata”, edificio scenografico che continua a fare scuola tra urbanisti ed architetti.
Gli altri palazzi in zona ospitano principalmente case popolari, molte delle quali però sono a riscatto, e non ad affitto: «Ormai nel quartiere sono quasi tutti proprietari e pochi affittuari» spiega ancora la nostra “cicerone”. Lei è una dei partecipanti alla camminata, anche se la distinzione tra osservatrice e narratrice è di fotto solo accennata. Proprio come i confini tra i blocchi di palazzi che costeggiano le vie. Inizialmente il Gallaratese veniva chiamato “quartiere aperto” perché non c’erano recinzioni, ed era facile percorrerlo da parte a parte solo attraversando due strade. Quando gli ampi isolati di condomini popolari sono stati costruiti ex novo tra gli anni Settanta e Ottanta, alla base c’era l’idea del verde continuo, della natura come elemento vegetale diffuso e connettivo, privo di recinzioni e limiti, con un sistema di sentieri pedonali e viabilità carraia separata. Oggi, invece, molti dei cortili sono delimitati da sbarre e da divieti di passaggio. Lo spazio, tanto, è vissuto molto poco.
A fine serata il sorriso e l’entusiasmo di Sofia li si intuiscono nonostante l’afa e la mascherina. «SpazioTempo è stata fondata per una ragione precisa: il Gallaratese è un quartiere con tante qualità, a volte nascoste. Quello che è evidente, invece, è la mancanza di servizi di prossimità, di tessuto sociale. Io e i miei soci sentiamo l’urgenza di costruire pratiche ed esperienze concrete rispetto all’educazione, alla valorizzazione dell’ambiente e alla diffusione di arte e di cultura. Il tutto con un’attenzione particolare allo spazio e del tempo che attraversiamo», da cui il nome dell’associazione. Da cui l’idea del progetto “Attraverso i nostri occhi”.