L’idea prevede il riuso della chiesa di San Vittore e quaranta martiri, in zona piazzale Corvetto, per riportare questo edificio, tanto caro agli abitanti, al centro della vita del quartiere. San Vittore E.P.I.Co vuole creare un asilo intergenerazionale, per rispondere al bisogno dei molti anziani di sentirsi ancora utili. Ma anche una cucina di quartiere, per includere le varie etnie presenti nel quartiere e gli adolescenti che abbandonano la scuola, aperta alla collettività.
Siamo un gruppo eterogeneo per esperienze e competenze, legate per motivi differenti al quartiere, che vorrebbe istituire delle attività che favoriscano momenti di convivialità, senso di appartenenza e reciproco aiuto. Siamo undici persone accomunate da alcune passioni e abbiamo deciso di tentare questa avventura: far sì che le idee seminate durante un corso universitario diventino un progetto reale. Siamo un gruppo di architetti, professori, studenti, restauratori e cuochi. Banda composita che ha in comune l’amore per i luoghi del passato da raccontare e far scoprire e la cucina. Un luogo di culto che riapre attorno ad un nuovo tipo di mensa, che accolga e favorisca esperienze e condivisioni, metta insieme le caratteristiche e le passioni di ciascuno di noi. Tutti cresciuti in zona Corvetto, ne conosciamo potenzialità e criticità, senza pregiudizi e stereotipi.
L’idea nasce dalla volontà di utilizzare il luogo messoci a disposizione dal parroco, e dalle necessità che la popolazione del quartiere esprime, a cominciare dall’asilo intergenerazionale dove, oltre alla presenza di educatrici, si promuove su base volontaria il coinvolgimento degli anziani, con ricadute positive per entrambe le fasce d’età, come dimostrato in altre esperienze italiane. Non meno importante l’iniziativa legata alla cucina sociale ed ai corsi che, con l’aiuto di volontari e professionisti del settore, intendiamo offrire a quelle fasce della popolazione giovanile che, per i più disparati motivi non ha alcuna attività a cui fare riferimento. Queste iniziative nascono dalle esigenze che in più occasioni sono emerse durante i ripetuti incontri con gli abitanti del quartiere.
Il percorso di formazione avanzata ci serve per mettere ogni volta un po’ in crisi quel che avevamo pensato, per farci rendere conto che la nostra, come ogni altra idea di cui ci si innamora, è fatta per l’1% dall’ispirazione che l’ha generata e ora tocca affrontare il necessario 99% di traspirazione, come diceva Edison (cioè sudore e fatica per capirne fattibilità, piani economici, forme giuridiche e associative). Serve anche a conoscere le proposte di altri e vedere la tua specchiata nella loro, con l’idea che solo con una rete attiva costruita anche nella collaborazione si moltiplicheranno le energie e i risultati.
Vorremmo prenderci cura di un luogo storico, restaurarlo, rioffrirlo alla disponibilità di tutti, come è avvenuto in alcuni modelli a cui guardiamo: il refettorio Ambrosiano che Bottura ha aperto a Milano in piazza Greco, dove bellezza e attenzione al cibo si mescolano per insegnare nuove pratiche di sostenibilità; a Binario 49 a Reggio Emilia, dove autocostruzione e unione degli abitanti di un quartiere complesso costruiscono un luogo che è molto più di un “caffè letterario” e che ora, ormai maturo, sempre più si offre come polo culturale e di aiuto per un vivere insieme in forme “antiche” ma modernamente rivisitate.