Si può dire che oggi il progresso tecnologico abbia abbattuto le distanze fisiche riuscendo a collegare le persone da un capo del mondo all’altro rendendole in un certo senso più vicine; allo stesso tempo però, ha creato una barriera ponendosi in mezzo ai rapporti che ha “avvicinato”. Il risultato è che, anche se siamo tutti più vicini e collegati in una rete tessuta da molteplici relazioni, in mezzo ad esse ci sentiamo soli, a causa della loro fragilità e della superficialità che la barriera di uno schermo di un telefono o di un computer ha creato, finendo con il far perdere progressivamente il valore delle relazioni durature con le persone e i luoghi vicini. Le relazioni umane sono d’altronde come un giardino, vanno curate; e in un mondo che corre, si è perso il tempo per poterle coltivare, lasciandoci spesso soli in questa rete di rapporti e legami veloci.
Questa sensazione di solitudine non è passata però inosservata e sono tante le iniziative volte a ricostruire questi legami e a favorirne la cura nel tempo. Una di queste è lo sviluppo di Social Street: delle pratiche di buon vicinato locali che puntano sulla socializzazione tra vicini della stessa strada di residenza per creare un’inclusione, comunità e portare avanti progetti di scambio e condivisione di interessi comuni. L’idea di Social Street ha origine a Bologna, quando nel 2013 venne creato il gruppo Facebook “Residenti di Via Fondazza”: gruppo nato dalla constatazione dell’impoverimento generale dei rapporti sociali che ha comportato una perdita del senso di appartenenza con un conseguente degrado urbano e mancanza di controllo sociale del territorio. Il progetto ha avuto successo ed è stato esportato: oggi di Social Street ne esistono più di 400.
Una di queste, a Milano, è la “San Gottardo-Meda-Montegani”, che “collega” Piazza 24 Maggio con Piazzale Abbiategrasso. Nata cinque anni fa, ora è una delle più attive e grandi d’Italia con più di 8500 iscritti al gruppo Facebook. Oggi è sempre meno virtuale e sempre più reale, essendo diventata un presidio di socialità locale e di collaborazione di vicinato; la strada è un luogo di vita reale e sui social avviene solo l’ingaggio; per il 2018 si sono registrate più di 14 mila interazioni con un’altissima conversione in azioni reali.
La pagina Facebook svolge quello che è il suo scopo primario, ovvero la funzione di bacheca che permette alle persone di mettersi in contatto in primo luogo; ma a che scopo? Oltre ad accrescere il senso di comunità e di vicinanza con chi abita nella stessa via, sono tante le attività che si richiedono e che vengono effettuate: dai servizi di baby e dog-sitting, alla cura del giardino di chi è in vacanza, al fornire assistenza e supporto per lavoretti di casa o ripetizioni scolastiche; ma anche l’organizzazione della Festa di Natale per i bambini, con l’albero curato e addobbato dai residenti e situato in un’aiuola rigenerata dagli stessi; fino ad attività di solidarietà come la raccolta fondi di emergenza organizzata nel giugno 2016 a seguito dell’esplosione di via Brioschi a favore degli sfollati del palazzo, ai quali stata era stata offerta anche ospitalità.
Il tutto ovviamente è svolto a titolo gratuito: si è mossi solo dal senso di appartenenza alla comunità di chi vuole riscoprire la bellezza dei legami forti con chi ci sta intorno. Un altro fattore fondamentale per la buona riuscita della Social Street è poi la territorialità; serve infatti che i rapporti siano circoscritti in un’area delimitata, così come lo è la pagina Facebook, per evitare di perdere il senso di vicinanza. Socialità, gratuità e inclusione rappresentano i tre principi fondanti: qualsiasi azione nell’ambito di Social Street, sia a livello virtuale che reale, deve rispettarli per poter favorire comportamenti virtuosi.