Il Telaio delle Arti è un’associazione di promozione sociale fondata a Milano nel 2014. Opera in ambito sociale, riabilitativo, culturale e formativo, attraverso la conoscenza e la pratica delle artiterapie con un’attenzione particolare al tema dell’intercultura. È stata creata da tre danzamovimentoterapeute che hanno condiviso per anni le proprie esperienze umane e lavorative. La sede operativa si trova nel quartiere San Siro, ma col tempo il suo raggio d’azione si è esteso a tutto il territorio nazionale. La propensione a fare rete è inscritta già nel nome, nato da una affezione per Maria Ulai, donna tessitrice di opere d’arte e relazioni. «Ho sempre pensato che ci sono fili che uniscono. Uniscono persone, paesi, fatti e vicende. Tutto questo tessere di fili non è altro che una storia esile di legami, facilmente riconducibile all’essenza della vita», amava ripetere l’artista sarda.
Lavorare in contesti fragili è già di per sé una sfida, decidere di farlo usando le Arti come strumento riabilitativo ed espressivo è stato uno slancio dettato dalla passione di una danzarepeuta, Dorotea. Dopo aver lavorato per diversi anni con alcuni ragazzi/e con disabilità psicomotoria, ha sentito un desiderio di cambiamento impellente. Lo spunto di fondare Il Telaio delle Arti è arrivato dalle famiglie di quegli stessi ragazzi/e che aveva personalmente seguito. Con la sua formazione, il suo bagaglio di conoscenze, il suo corpo danzante, Dorotea nel 2014 ha riunito intorno a sé una serie di professionisti che oggi costituiscono il gruppo di lavoro dell’associazione. I soci fondatori e i collaboratori possiedono tutti diverse competenze ed operano principalmente nel settore delle artiterapie e in quello artistico.
Nel loro lavoro danza, musica, arte, teatro e narrazione confluiscono in un unico percorso. I loro interventi vanno a integrare e fanno emergere risorse, siano essere corporee, relazionali o professionali. «Ci piace immaginare queste discipline come tanti fili di un telaio apparentemente isolati ma che, con l’aiuto delle mani esperte degli operatori, si riuniscono in un intreccio, creano una trama e trovano un senso al proprio esser-ci (inteso come l’essere “qui ed ora”, con sé stessi, con la propria storia passata e presente, con la propria unicità)». Punto forte la duttilità del loro strumento che si adatta a seconda del tipo di richiesta e contesto.
In San Siro, ci sono arrivati un po’ per caso e in punta di piedi. Dorotea lavorava già in zona. Mentre cercavano la sede, sono atterrati nel quadrilatero delle case popolari vicino a Piazzale Selinunte e questo gli ha permesso di conoscere ancora meglio il quartiere. «Sono state le stesse fragilità con cui ci siamo dovuti confrontare che ci hanno permesso di ampliare il nostro ambito d’intervento». All’inizio, infatti, lavoravano solo con persone con disabilità, mentre con il tempo hanno iniziato a occuparsi anche di bambini, famiglie e donne migranti aprendo lo sguardo alla storia personale di ciascuno che diventi poi storia collettiva.
Oggi, rispetto all’inizio si sentono sempre più “dentro” il quartiere. I rapporti con le realtà che lavorano sul territorio da più tempo si sono rafforzati. Dal 2017 l’associazione fa parte della rete Sansheroes che comprende circa 20 associazioni del quartiere San Siro. Attualmente fanno parte della rete QuBì Selinunte, un progetto contro la povertà infantile finanziato da Fondazione Cariplo che coinvolge diverse cooperative e associazioni in attività educative e sociali. In particolare Il Telaio delle Arti segue alcune azioni tra cui ‘Il Cerchio Condiviso’, un’attività di socialità e condivisione destinata alla popolazione femminile e ai bambini; Donne in Azione: percorsi sulle competenze professionali e lavorative delle donne del quartiere e attività con i bambini del quartiere presso i cortili e le scuole del territorio.
«Quello di San Siro è quartiere complesso ma ricco dal punto di vista umano e sociale. Sono poche invece le risorse materiali a disposizione degli abitanti, per cui è sempre una sfida e un lavoro trovarle. Una criticità che si è acuita a causa dell’emergenza Covid-19. Anche se il futuro al momento rimane un’incognita loro non hanno mai interrotto le loro attività, l’importante esserci e testimoniare la propria presenza: ad esempio il lavoro con le donne.
In questi giorni è iniziato un progetto di arte sociale finanziato da un bando di coesione sociale del Comune di Milano in collaborazioni con altre realtà del quartiere, che prevede la realizzazione di tre murales nel corso di un anno con tematiche specifiche. «L’intento è quello di coinvolgere la cittadinanza, non slegare il murales dalla realtà della zona, ma valorizzarla». Un’operazione per offrire al quartiere e ai suoi abitanti una luce sulle sue bellezze grazie a delle scenografie artistiche. Il primo murales del progetto verrà realizzato nei prossimi giorni dallo street artist di fama internazionale Vesod, che attraverso il suo lavoro interpreterà il quartiere e la vita che ogni giorno vi si svolge, cogliendone gli aspetti più caratteristici e i sentimenti profondi degli abitanti