Volete un libro in prestito? Entrate. Queste sono le parole che si leggono all’ingresso del civico 12 di via Rembrandt. Un edificio privato in cui la portineria è stata trasformata in una biblioteca di condominio che si è aperta al quartiere, prima e alla città poi. «L’idea nasce principalmente dalla volontà di rendere uno spazio in disuso un luogo di socializzazione per le persone del palazzo» – racconta Roberto Chiapella, l’ideatore del progetto. La biblioteca è aperta tre giorni a settimana (lunedì, mercoledì e sabato) dalle 16 alle 18. Inoltre, un paio di venerdì al mese la biblioteca si presta a presentazioni di libri con la presenza di autori. Il signor Roberto è quasi sempre presente e quando non c’è lui ci sono altri condomini a sostituirlo.
Tra libri trovati nei cassonetti, libri recuperati dagli inquilini, ma anche da chi viene da fuori, sono stati recuperati più di 6000 volumi. Ma la lettura è solo il veicolo che serve l’obiettivo principale: la volontà di accrescere la coesione sociale del condominio e delle persone che lo frequentano. La biblioteca è diventata un centro d’ascolto: «Le persone che vengono qui – racconta Chiapella – sono persone che hanno difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro, vengono qui e ci raccontano la loro storia, spesso storie di disagio, di malessere, di solitudine». La condivisione della passione per la lettura favorisce il dialogo e l’incontro in un luogo comune e condiviso accresce il senso di comunità e di vicinanza a chi ne ha bisogno.
Inaugurata nel febbraio 2013, l’idea di questa apertura aveva causato uno scetticismo iniziale sul tema della sicurezza, che è stato spazzato via, con riunioni e assemblee di condominio, grazie alla capacità aggregativa che viene riconosciuta alla biblioteca e dall’attività di presidio fisso che Roberto e altri inquilini offrono gratuitamente tutti i pomeriggi. Buona fede è la parola d’ordine, sia per garantire la sicurezza, sia il ritorno dei libri lasciati in prestito.
L’iniziativa si sta allargando sempre più e si è già raggiunto il soffitto della piccola stanza con scaffali pieni di libri. Non potendo accumularne altri, parte dei libri vengono portati alla biblioteca del carcere di Opera e si intende instaurare un collegamento diretto con San Vittore. La scelta del carcere è mossa dallo stesso leitmotiv che ha spinto la creazione della biblioteca condominiale: avvicinare le persone; e in un luogo come il carcere in cui le persone si sentono allontanate dal mondo, separate o recluse, il libro e la lettura sono strumenti di evasione e di riscatto, oltre che momenti per favorire lo sviluppo di una comunità sociale.
Proprio per questo, l’iniziativa ha ricevuto il premio “Il Campione 2015” per la sezione Culturale, un riconoscimento rivolto a chi migliora il proprio ambiente sociale e che rappresenta un esempio positivo per l’opinione pubblica promuovendo un nuovo modo di creazione di coesione sociale.