«Il problema principale sono le case vuote!» Antonio, formaggiaio del Mercato Comunale coperto di piazzale Ferrara, con un ampio gesto della mano indica i caseggiati popolari che si affacciano sullo slargo. «Ma sai quante volte, chiuse le saracinesche dopo una giornata trascorsa qui al banco, siamo andati in Comune e in Regione per denunciare la situazione del quartiere e chiedere un intervento?» La domanda, che nella sua formulazione retorica allude a un dopolavoro fatto di impegno civile, chiama in causa un noi che include i colleghi del Mercato. «Anche se non la pensiamo tutti allo stesso modo, di fronte alle difficoltà siamo una squadra».
E siccome le risposte dalle istituzioni hanno tempi lunghi, i commercianti del Mercato si sono rimboccati le maniche, dando vita, insieme ad altre realtà del quartiere, a piccole attività utili per invertire la rotta al destino di un rione che soffre un po’ di sindrome da abbandono.
«Abbiamo ripulito le facciate, organizziamo merende gratuite per i bambini e durante la bella stagione cerchiamo di animare la piazza antistante l’ingresso con spettacoli e concerti».
Lo spazio cui Antonio fa riferimento è noto in quartiere come luogo di spaccio, dove si concentrano problemi di ordine pubblico. Il 1° gennaio 2017, per fare un esempio, piazzale Ferrara salì all’onore delle cronache locali per essere stato teatro del rogo dell’albero di Natale.
L’energia messa in campo dai commercianti per un futuro migliore, unita al valore simbolico espresso dal Mercato Comunale Coperto, hanno richiamato all’appello nuovi compagni di viaggio.
«È un percorso di cui per il momento non si vedono ancora i frutti» chiosa Antonio, svelando un senso di ansia rispetto ad un progetto dalla regia complessa in procinto di partire. «Però stiamo lavorando con le altre organizzazioni del quartiere, con l’Assessorato alle attività produttive e al commercio del Comune di Milano e con Fondazione Cariplo per rinnovare il valore sociale di questo luogo, sia come centro per la zona che come attrattore per la città».
Il futuro del Mercato, in effetti, almeno sulla carta prevede la ristrutturazione di alcuni dei negozi dismessi. Con la riduzione del 70% rispetto ai normali canoni, diventeranno casa per servizi quali la portineria di quartiere, le guide del paesaggio del Parco Agricolo Sud, laboratori di cucina, corsi di mountain bike e molto altro.
«Vedremo. So solo che 5 anni fa qui c’era un’aria diversa: molti degli abitanti anziani si sono spenti, le case popolari si sono svuotate e il tessuto sociale si è sfaldato». Per provare a remare contro una corrente che sembra volersi portare via il Mercato, Antonio ha pensato di andare di persona dai suoi clienti. In pausa pranzo si adopera con le consegne a domicilio. Mentre riordina con cura l’esposizione di formaggi caprini e ovini rigorosamente selezionati, che distingue il banco da quello di un qualsiasi supermercato, una vena di nostalgia diventa racconto. Per tornare a un tempo in cui, ragazzo di provincia, faceva il garzone per la famiglia che allora gestiva questo stesso banco che adesso è il suo. «Il Corvetto era un luogo d’arrivo, allora, e il lavoro era scandito da un via vai di persone che non stavano mai ferme. Il quartiere, popolare allora come adesso, sembrava il centro del mondo!».