ZeroPerCento è la bottega solidale di Niguarda che vende cibi sani e genuini, provenienti da aziende agricole del territorio e da cooperative sociali. Il negozio è gestito da Namastè Cooperativa Sociale Onlus e ha l’obiettivo, attraverso il lavoro all’interno del punto vendita, di reinserire nel mondo lavorativo cittadini disoccupati da almeno 6 mesi.
Paola Maisto, educatrice di Namastè Cooperativa Sociale Onlus, a Niguarda è arrivata quasi per caso: «Ho risposto a un annuncio di lavoro come store manager, per il punto vendita di una nuova cooperativa. Quello è stato il mio primo impatto, ho preso la metro “lilla” e sono scesa alla fermata Istria. Non mi ero mai spinta in questa parte della città, da allora non mi sono più spostata».
All’epoca però non c’era niente: una strada deserta, tre stanze vuote da riverniciare e il progetto di Teresa Scorza, presidentessa della cooperativa. Poi a giugno 2017 ZeroPerCento ha aperto al pubblico.
L’idea di Teresa, che con Paola si occupa della gestione del negozio, era quella di aprire uno spazio in cui gli abitanti del quartiere potessero fare la spesa, ma anche un posto in cui chiunque si trovasse in difficoltà potesse a sua volta acquistare, offrendo qualcosa in cambio: «Bastava anche solo ci aiutassero a mettere un quadro in negozio». Soprattutto, però, doveva essere un luogo dove chi aveva difficoltà a trovare lavoro potesse fare esperienza.
Attualmente, in negozio, lavorano ragazzi (perlopiù under 30) disoccupati da almeno sei mesi. «All’inizio molti provenivano dal carcere o da centri di recupero per tossicodipendenti. Poi col tempo ci siamo rese conto che si trattava di un lavoro dove la disabilità cognitiva riesce a rendere bene, perché è spesso ripetitivo, fatto di gesti quotidiani».
E i risultati sono stati positivi: con il tempo le persone assunte riescono a emanciparsi e diventare autonome, anche grazie all’attenzione delle due “tutor” che affermano di lasciarli sbagliare, spesso, e di cercare di spingerli al di là delle loro presunte possibilità. La maggior parte dei ragazzi è stata poi ricollocata nel mondo del lavoro.
Per due anni e mezzo su Via Padre Luigi Monti, ZeroPerCento è rimasto l’unico presidio, l’unica saracinesca alzata la mattina. Lo spazio, in concessione dal Comune di Milano, sorge ad altezza strada, in una zona popolare gravata dal peso di molti pregiudizi. «Mi avevano detto che era una strada storica di degrado, dove c’erano piazze dello spaccio, ma sono almeno dieci anni che non è più così. Oltretutto io vengo da Scampia, quindi so cosa significa un quartiere pericoloso» aggiunge Paola, sorridendo.
La vera difficoltà è stata l’iniziale diffidenza degli abitanti che per i primi tempi le hanno guardate con sospetto. Al contrario delle loro aspettative, i clienti venivano perlopiù dai quartieri limitrofi: un bacino molto ampio di persone interessate a fare una spesa “bio”. Ma non ci è voluto molto perché la bottega si trasformasse in un punto di riferimento per il quartiere, una sorta di portineria sociale che alla funzione di negozio affianca una serie di servizi per la comunità.
«Vengono le signore anziane a dirci che il cellulare non funziona più, che hanno bisogno di una fotocopia, genitori che hanno bisogno di una mano per iscrivere i figli a scuola… per un periodo abbiamo anche tenuto in negozio le chiavi di un signore che soffriva di Alzheimer perché spesso le perdeva. Siamo gli unici sulla strada, quindi diventiamo il punto di riferimento per chiunque abbia un problema».
La passione e l’evidente impegno di Paola e Teresa le ha portate ad allargare i loro orizzonti: dopo diverse richieste hanno infatti aperto l’e-commerce, un’iniziativa che, visti i tempi, si è rivelata provvidenziale: «Quando lo stavamo mettendo a punto è scoppiato il Covid e siamo state sommerse di richieste, numeri che non riuscivamo in nessun modo a gestire. Abbiamo dovuto chiudere il negozio e concentrarci solo sull’online».
A questo progetto, ormai realizzato, se ne aggiunge un secondo: fra due settimane apriranno un nuovo punto vendita, in zona Paolo Sarpi, un’area meno “di confine” in cui mandare i ragazzi che hanno iniziato il percorso a Niguarda. «Apriremo un negozio concentrato prevalentemente sullo sfuso, pur mantenendo l’attenzione su quella che è la nostra idea di prodotto: etico, dove il lavoratore viene giustamente remunerato, il prezzo è quello di mercato, dove sappiamo che il fornitore paga le tasse e il packaging è più sostenibile possibile».
Dobbiamo solo aspettare, quindi, che anche il nuovo spazio si trasformi in punto di riferimento per il quartiere, “un porto sicuro”, come loro stesse lo definiscono